Coronavirus, un incubo da 280 miliardi di dollari nel primo trimestre

Un fantasma si aggira nel mondo globale ed è la psicosi da Coronavirus (319 casi in 24 Paesi, Cina esclusa, dove conta già 910 morti, più della Sars, che però registrava un tasso di mortalità inferiore). Soprattutto che il coronavirus avrebbe un tempo di incubazione NON di 14 giorni, bensì di 24 giorni. E in questa fase il principio di precauzione è l’unico da osservare con rigore.  Ma tutto ciò ha un costo, e non solo umano, come dimostra la doppia morte del dottor Li Wenliang, ucciso dal coronavirus cotratto da un paziente e prima dalla censura per aver dato l’allarme all’inizio dell’epidemia.

Contagiato da un paziente, il medico cinese Li Wenliang era stato censurato per aver dato l'allarme all'inizio dell'epidemia da coronavirus.
Contagiato da un paziente, il medico cinese Li Wenliang era stato censurato per aver dato l’allarme all’inizio dell’epidemia da coronavirus.

A causa del coronavirus, la giapponese Sony ha appena comunicato di rinunciare al Mobile World Congress di Barcellona. Le eventuali defezioni a MWC 2020 sono solo la punta dell’ice-berg di un fenomeno che sta avendo un impatto globale che, secondo Capital Economics, ammonta già 280 miliardi di dollari nel primo trimestre.

Le attività di Foxconn ed Apple in Cina non hanno ripreso, come previsto, il 10 febbraio. Soltanto il 10% dei dipendenti, secondo Reuters, è tornato al lavoro a Zhengzhou, ma non a Shenzhen. Il produttore cinese di iPhone potrebbe essere costretto ad affrontare una disruption più profonda di quanto si pensi: l’effetto del fermo a Wuhan è del tutto ignoto. Ma Trendforce prevede un taglio della produzione di iPhone del 10% a 41 milioni di dispositivi. Certo, Apple ha appena chiuso uno dei migliori trimestri di sempre, in cui ha messo a segno 91,8 miliardi di entrate, un’impennata del 9% che ha generato utili netti da record per 22,2 miliardi di dollari, il primo incremento in oltre un anno. I servizi iCloud e Apple Tv hanno fatturato 12,7 miliardi di dollari, in aumento del 17%.

L’epidemia da coronavirus, pur avendo (per quanto si ipotizza, con i dati in possesso) un tasso di mortalità del 2%, ben inferiore al 9,5% della Sars, secondo il FMI, farà rallentare il PIL cinese. La crescita cinese si ridurrà dal 6 al 5 per cento. Ma potrebbe soffocare il mercato dell’elettronica mondiale, dal momento che la situazione attuale è il caos.

Le fabbriche di Foxconn a Zhengzhou sono ubicate a poche centinaia di miglia dall’epicentro dell’epidemia da coronavirus. Apple sta prendendo importanti contromisure per evitare contagi nei suoi campus.

La Cina, come non ci stanchiamo di ripetere da anni, è la “fabbrica del mondo”. La maggior parte dell’elettronica di consumer è realizzata in Cina, dagli iPhone alle console di gaming fino a metà dei liquid crystal display (LCD) venduti a livello globale.

Cosa potrebbe succedere? Partiamo dal peggior scenario: ogni disruption negli impianti in Cina potrebbe avere un impatto severo sulla supply chain e dunque provocare una carenza di componenti, uno shortage, dagli effetti imprevedibili, ma potenzialmente devastanti.

L’esperto di supply chain Kuo Ming-chi di TF International stimat che Foxconn riaprirà le fabbriche only la settimana prossima, e dal 40% al 60% di capacità. Citigroup prevede che solo il 30% dell’intera forza lavoro cinese nel settore dei semiconduttori tornerà al lavoro dall’11 febbraio.

Morgan Stanley stima un impatto del coronavirus sull’economia globale pari a 30 punti base nel primo trimestre, ma se il problema persisterà fino ad aprile l’impatto salirà a 75 punti base. A quesyo punto incrociamo le dita, siamo davvero in territorio sconosciuto, ma sappiamo che se la Cina fa uno starnuto, il mondo si raffredda.

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