Intervista a Gianni Riotta (giornalista): Intelligence dei dati, a che punto siamo?

Scenari Digitali intervista Gianni Riotta, giornalista, inviato speciale de La Stampa, cofondatore di Catchy, che ci consegna importanti considerazioni ed esperienze dirette sul tema della comunicazione digitale ai tempi dei Big data e dell’intelligence dei dati, della propaganda nell’era delle Fake News, dopo lo scandalo Cambridge Analytica, società britannica di analisi, accusata di aver raccolto i dati di oltre 50 milioni di utenti e di averli usati per influenzare sia le ultime elezioni presidenziali americane che il referendum sulla Brexit.

Gianni Riotta (giornalista): Intelligence dei dati, a che punto siamo?
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Se online è gratis, vuol dire che TU sei il prodotto

You are not a Gadget è il manifesto – e un bestseller – scritto dall’informatico Jaron Lanier contro la falsa filosofia del Free. Perché tiro fuori dal cilindro questo ricordo, datato, ma pur sempre valido? Perché ho sentito dire che il voto online è gratis. Ebbene, nulla è gratis su Internet. Chi afferma ciò, sta lanciando una fake news. Ma Jaron Lanier ci ricorda anche: se online è gratis, vuol dire che TU sei il prodotto. Se è gratis, TU sei il gadget.

Personalmente, sono a favore dell’e-commerce, del banking online, dell’App economy, della Fintech e soprattutto della PA digitale: non sono luddista né profeta delle code. Ma in attesa che la Blockchain permetta una vera democrazia diretta, sicura ed affidabile (cosa che oggi non è), credo che sia necessario sfatare le fake news: online nulla è gratis.

Se online è gratis, vuol dire che TU sei il prodotto
Se online è gratis, vuol dire che TU sei il prodotto

Dietro al virtuale, ci sono cavi – fibra ottica – datacenter – piattaforme digitali. Dunque costi hardware e software. Sul Web, ciò che è gratis, in realtà è sostenuto dall’advertising digitale: pubblicità (sì, quella che paghiamo quando andiamo ad acquistare un prodotto, sia in un negozio fisico che nell’e-commerce).

Affermare che ciò che online costa poco o è gratis sottintende una visione anacronistica da Geek esaltato che non conosce le dinamiche della Rete. La polemica non è dunque fra apocalittici od integrati, ma fra chi informa il pubblico e lo rende consapevole e chi invece spaccia Fake News.

L’utente finale è una persona: un cittadino che merita un’informazione corretta. Non un prodotto, un gadget usa-e-getta. E la Rete non deve diventare un megafono di fake news o bufale.

Mirella Castigli

Sentiment e big data reinventeranno i sondaggi nell’era delle Fake News

In questo momento orwelliano della politica, in cui le Fake news sono sulla cresta dell’onda e spesso oscurano i fatti, i sondaggi mostrano le rughe. Non hanno funzionato con la Brexit, hanno fatto un buco nell’acqua con Hillary Clinton e potrebbero mettere in fibrillazione perfino le elezioni che si svolgeranno nell’arco dei prossimi dodici mesi in Paesi chiave dell’Unione europea (UE), dalla Francia all’Italia.

I modelli matematici alla base dei sondaggi sono giunti al capolinea? No, non è così, ma per sopravvivere, i sondaggi – per sopravvivere alla rivolta del ceto medio contro l’establishment (di cui i sondaggi sono visti come strumento di controllo dell’informazione) – devono essere reingegnerizzati, aprendosi a Sentiment e big data. Come, ce lo spiegano gli autori Andrea Ceron, Luigi Curini, Stefano Maria Iacus di “Politics and Big Data. Nowcasting and Forecasting Elections with Social Media“, edito da Routledge.

Mentre il faccione del presidente americano Trump campeggia su una pubblicità di Twitter nelle stazioni della metro a Tokyo (ma più The Donald twitta, più il micro-blogging affonda in Borsa), il libro “Politics and Big Data” ci illustra qual è il futuro dei sondaggi: “Anche se larga parte dei modelli matematici basati sui #sondaggi assegnava a Hillary Clinton più del 90% di possibilità di vincere le elezioni, il sentiment misurato in rete permetteva agli autori del saggio di identificare una partita molto più aperta, assegnando con certezza (e contro larga parte dei pronostici) l’ Ohio e la Florida a Trump e segnalando come Michigan, Wisconsin e Pennsylvania sarebbero stati in bilico fino all’ ultimo“. Del resto, i trend di Google avevano “anticipato” la Brexit. Ciò accade perché i sondaggi tradizionali vengono “rifiutati” dagli intervistati, ma in Rete gli elettori, magari protetti dall’anonimato, riescono a fornire risposte più aderenti al loro stato d’animo, magari mossi dall’impulsività.

Il futuro dei sondaggi passa dunque dal data mash up, dalla capacità di mettere insieme sondaggi tradizionali, Sentiment e big data, perché, solo unendo una pluralità di fonti e molteplicità di dati, è possibile.

Mirella Castigli