#Trimestrali: Facebook in progresso, in chiaroscuro Apple e Microsoft

Mentre il Presidente Trump cerca un accordo con la Cina, dopo aver scatenato la guerra dei dazi (e dopo il clamoroso caso Huawei, che – fra spionaggio industriale e violazione dell’embargo all’Iran, conta ben 23 capi d’imputazione che al colosso cinese potrebbero costare perfino il 5G in Eurozona…), è tempo di trimestrali: partiamo da Facebook che vola a Wall Street (+11%), con una trimestrale che supera il rallentamento nella crescita degli utenti e una crisi reputazionale (in seguito al caso Cambridge Analytica e tutti ciò che è seguito a ruota), mentre Apple mette a segno il primo fatturato in calo (e taglia i prezzi di iPhone in alcuni mercati) e Microsoft posta un bilancio in chiaroscuro. 

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News del #2febbraio – Le brevi dal mondo digitale

Oggi mettiamo sotto la lente le trimestrali di Apple, Amazon, Alphabet, le tre aziende in corsa per diventare la prima società da un trilione di dollari di capitalizzazione in Borsa.

Gli analisti prevedevano che Apple avesse venduto 79.2 milioni di iPhone nel trimestre di dicembre, secondo Toni Sacconaghi di Bernstein, battendo il record dei 78.3 milioni. Invece Apple ha deluso le aspettative di Wall Street. Pur macinando profitti record, non ha venduto gli iPhone sperati, ma la domanda di iPhone X è solida (secondo Canalys, 29 milioni di unità vendute). Le vendite degli smartphone sono scese dell’1% a 77.3 milioni di unità vendute. Ma a placare gli animi è la promessa che parte dei 285 miliardi di dollari in contanti andrà agli azionisti, anche se la riduzione del net cash non si sa come verrà ripartita fra ritorno di capitale agli azionisti in forma di buyback azionari, dividendi, spese in conto capitale o acquisizioni (sono 19 quelle effettuate nel 2017). La riforma fiscale di Trump comporterà una tassa una tantum di 38 miliardi per far “rientrare” i capitali negli Usa. Il fatturato si attesta a 88.3 miliardi di dollari, in aumento del 13%, e i profitti pari a 3.89 dollari per azione, in rialzo del 12%, contro 78.4 miliardi e 3.36 dollari per azione di un anno fa. Il business dei servizi (Apple Music, App Store e iCloud) è salito del 18% a quota 8.4 miliardi di dollari, sotto le attese (e in lieve calo rispetto al trimestre precedente). Apple conta 1.3 miliardi di device in uso, in crescita del 30% nell’ultimo biennio. L’azienda di Cupertino ha venduto 5.1 milioni di Mac per 6.9 miliardi di dollari, in declino del 5% anno su anno. L’iPad cresce nei numeri (+1%), ma scende in fatturato (-6%): 13.2 milioni di tablet venduti per 5.9 miliardi di dollari. Vale 5.5 miliardi di dollari di ricavi il business che comprende Apple TV (il set-top-box), delle cuffie wireless AirPods ed Apple Watch (cresce l’interesse per lo smartwatch).

Alphabet, la holding del motore di ricerca Google, ha archiviato il trimestre con una perdita di 3 miliardi di dollari, o 4,35 dollari ad azione, a causa della riforma fiscale statunitense e della multa dell’Antitrust europea. L’utile è pari a 6,8 miliardi di dollari o 9,70 dollari ad azione, sotto ai 9,9 dollari attesi dagli analisti. I ricavi sono saliti del 24% a 32,32 miliardi di dollari, superando il consensus, grazie ai ricavi pubblicitari generati Google. Il titolo di Alphabet cala a causa dell’aumento delle spese per i dispositivi consumer (come i Pixel 2), per l’app di video condivisione YouTube e per il cloud computing. Le spese sono salite del 27% a 24.7 miliardi di dollari. Sundar Pichai, numero uno di Google, ha spiegato che il cloud computing ha generato un miliardo di dollari nel trimestre: Google G Suite, il software workplace, ha raddoppiato i clienti a 4 milioni in due anni.
Alphabet ha superato per la prima voglia la soglia dei cento miliardi di fatturato annuale: ha generato 110.9 miliardi di ricavi annuali, in rialzo del 23%. I profitti calano del 35% a 12.6 miliardi di dollari. Il fatturato Non-advertising di Google sommato coi ricavi di Verily ed altri business di Alphabet sale a 15.5 miliardi di dollai nel 2017: rappresenta il 14% dei ricavi totali contro il 12% precedente.
Facebook e Google, secondo eMarketer, sfiorano il 60% dei ricavi derivanti da mobile advertising.

Amazon ha messo a segno un fatturato di 60.5 miliardi di dollari, in crescita del 38%, mentre gli utili mettevano a segno un nuovo record, salendo a 1.9 miliardi, o 3.75 dollari per azione, in rialzo rispetto a 749 milioni di dollari di un anno fa. I solidi margini impressionano, nonostante i pesanti investimenti dell’azienda per crescere. L’advertising diventa sempre più un business ad elevata crescita. La società guidata dal Ceo Jeff Bezos ha venduto “decine di milioni” di home speaker della gamma Echo con l’assistente vocale Alexa.

La crisi d’identità è il vero dilemma di Snapchat

Snap, la casa madre di Snapchat, ieri ha bruciato oltre il 20% in Borsa, dopo aver pubblicato una trimestrale deludente, quasi da incubo. I numeri: rosso per 2,2 miliardi di dollari, audience sotto tono (166 milioni gli utenti attivi giornalieri, in crescita del 36% rispetto all’anno prima, ma in aumento di un modesto 5% rispetto ai tre mesi precedenti). Snapchat, reduce dall’IPO dei mesi scorsi, soffre la concorrenza di Instagram Stories. Ma soprattutto sembra un social media in crisi d’identità.

La crisi d'identità è il vero dilemma di Snapchat
La crisi d’identità è il vero dilemma di Snapchat

Snapchat non sa cosa vuole diventare, cosa intende fare da grande. Non può competere con Facebook e i suoi 1.3 miliardi di utenti giornalieri, ma neanche riesce a stare al passo di Instagram Stories, forte di 200 milioni di utenti giornalieri (+33%); ma, allo stesso tempo, non sa come uscire dalla nicchia dei suoi 30 minuti di utilizzo quotidiano. Soprattutto, Snap deve riuscire a convincere gli investitori a rimanere: il traguardo è a lungo termine, non devono avere la vista corta. Il fatturato è comunque cresciuto del 286%, seppure sotto le aspettative. La società, guidata dal Ceo Evan Spiegel, afferma che il 60% degli utenti attivi giornalieri giungono da 10 Paesi, responsabili dell’85% di spesa sulla pubblicità mobile. Ma basteranno queste informazioni a non mettere in fuga gli investitori?

Snapchat per ora è focalizzata sul rendere l’app dei messaggi fantasma sempre più utilizzata, ma deve esplorare la potenzialità di espandersi in fasce della popolazione più mature e soprattutto guardare ai Paesi in via di sviluppo (USA ed Europa non bastano più).

Ma il dilemma rimane: l’anno scorso Facebook ha aggiunto 194 milioni di nuovi utenti giornalieri, una cifra superiore all’audience totale dei daily user di Snapchat. Serve uno scatto d’orgoglio, per non perdere il momentum. Oppure lo spettro del declino si profila dietro l’angolo.

Secondo Barron’s, il valore di Snap è da tempo difficile da giustificare. La società, che produce anche gli smartglass Spectacles, era valutata 34 volte le proiezioni di fatturato 2017 (pari a un miliardo di dollari), contro le 10 volte di Facebook. Il crollo di ieri è dunque salutare in termini di prospettiva.

Mirella Castigli

iPhone 8 gioca un brutto scherzo ad Apple

Sembrava che dovesse postare la solita noiosa trimestrale e il titolo aveva già toccato un nuovo record. Invece no: a sorpresa le vendite di iPhone calano e il titolo crolla. Gli utenti si tengono il vecchio iPhone ancora per qualche mese, aspettando iPhone 8, l’attesissimo smartphone del decimo anniversario.

L’azienda, che detiene 250 miliardi di dollari in contanti o investimenti a breve, è costretta a un programma di capital return pari a 50 miliardi di dollari. I ricavi derivanti da servizi (iCloud, App Store, Apple Music) intanto salgono del 18% a 7.04 miliardi di dollari.

Apple ha venduto 50.8 milioni di iPhone, meno rispetto ai 51.2 milioni di un anno fa e sotto le attese. Il fatturato degli smartphone è salito dell’1.2%.

iPhone 8 gioca un brutto scherzo ad Apple
iPhone 8 gioca un brutto scherzo ad Apple

Ferve l’attesa per iPhone 8, il dispositivo del decimo anniversario: potrebbe avere ricarica wireless, riconoscimento facciale 3D, fotocamera con doppia lente, chip a 10 nanometri e display curvo e Oled, racchiuso in un design più simile all’iPhone 4 del 2010. Forrester Research esprime scetticismo sulle previsioni del ciclo di upgrade. Più le vendite di S8 sono forti, più incerte sono le stime su iPhone 8: e Samsung Galaxy S8 ha già superato del 30% le vendite di S7.

Inoltre l’azienda di Cupertino è impegnata nella guerra dei chip, per ridurre la dipendenza dai supplier ed accelerare nel chip design. Apple ha cessato di pagare le royalty ai partner Qualcomm, dopo aver sospeso l’utilizzo dei chip di Imagination e aver messo Dialog in difficoltà.

Samsung Galaxy S8 e i concorrenti hanno alzato l’asticella, mentre il mercato smartphone non cresce più come un tempo ed Apple rallenta in Cina (dove il fatturato è in flessione del 14%, meno precipitosamente di un anno fa).

Il titolo di Apple cala del 2%, dopo un balzo in avanti del 27% quest’anno.

Mirella Castigli

Alphabet (Google) sa diversificare. Meglio di Facebook

Alphabet, la capofila di Google, ha archiviato il primo trimestre, registrando profitti in crescita del 29% a quota 5.43 miliardi di dollari. Neanche il boicottaggio di YouTube da parte degli inserzionisti scalfisce il dominio di Google nel digital advertising.

Secondo Pivotal Research, Google e Facebook detengono il 99% della crescita del digital advertising nel 2016: i grandi player diventando sempre più grandi, mentre manca l’acqua a quelli più piccoli. Google dovrebbe salire dal 60.6% al 61.6% nel mercato advertising globale legato al search nel 2017 (fonte: eMarketer).

Alphabet (Google) sa diversificare. Meglio di Facebook
Alphabet (Google) sa diversificare. Meglio di Facebook

Il Ceo del motore di ricerca Sundar Pichai definisce Search, Maps, YouTube e Google Play il “Prime Time del mondo Mobile”. Il fatturato di Google è salito nel trimestre del 22.2% a 24.75 miliardi di dollari: il motore di ricerca si avvia verso i 100 miliardi di ricavi annui. I Paid click sono saliti del 44%.

A trainare i conti di Google è anche il business del cloud. Gli smartphone Pixel e il Play store hanno registrato un forte incremento nel primo trimestre, impennandosi del 49.4% a 3.10 miliardi di dollari.

La voce “Other Revenue” è passata dal 10%al 13% del fatturato di Alphabet: Google sa diversificare. E lo fa meglio di Facebook.

Ma il cloud di Google non ha le dimensioni di Amazon Web Services o di Microsoft Azure: il primo è cresciuto del 43% a 3.66 miliardi di dollari, l’unità di Redmond è salito del 93%. Tuttavia Google sta investendo pesantemente nel settore: Morningstar stima che “other revenue” cresca del 38% a 14 miliardi di dollari nel 2017, anche grazie all’hardware (Amazon Pixel e lo speaker casalingo Home).

Anche se a fare la parte del leone è tuttora la pubblicità (l’advertising ha totalizzato 21.1 miliardi di dollari nel trimestre, in crescita del 18.8%), lo scenario potrebbe presto cambiare.

Il business “Other Bets” (con la self-driving car Waymo, Google Fiber e il termostato intelligente Nest) rimane in rosso (perde 855 milioni di dollari), ma questo è un altro capitolo: Alphabet scommette su “Other Revenue”, per ora. E intanto accende i suoi server a Cuba, diventando la prima internet company straniera a operare nel Paese (dopo l’apertura di Obama), offrendo ai cubani un servizio qualitativamente migliore rispetto ai cavi sottomarini collegati al Venezuela.

Mirella Castigli