News del #2febbraio – Le brevi dal mondo digitale

Oggi mettiamo sotto la lente le trimestrali di Apple, Amazon, Alphabet, le tre aziende in corsa per diventare la prima società da un trilione di dollari di capitalizzazione in Borsa.

Gli analisti prevedevano che Apple avesse venduto 79.2 milioni di iPhone nel trimestre di dicembre, secondo Toni Sacconaghi di Bernstein, battendo il record dei 78.3 milioni. Invece Apple ha deluso le aspettative di Wall Street. Pur macinando profitti record, non ha venduto gli iPhone sperati, ma la domanda di iPhone X è solida (secondo Canalys, 29 milioni di unità vendute). Le vendite degli smartphone sono scese dell’1% a 77.3 milioni di unità vendute. Ma a placare gli animi è la promessa che parte dei 285 miliardi di dollari in contanti andrà agli azionisti, anche se la riduzione del net cash non si sa come verrà ripartita fra ritorno di capitale agli azionisti in forma di buyback azionari, dividendi, spese in conto capitale o acquisizioni (sono 19 quelle effettuate nel 2017). La riforma fiscale di Trump comporterà una tassa una tantum di 38 miliardi per far “rientrare” i capitali negli Usa. Il fatturato si attesta a 88.3 miliardi di dollari, in aumento del 13%, e i profitti pari a 3.89 dollari per azione, in rialzo del 12%, contro 78.4 miliardi e 3.36 dollari per azione di un anno fa. Il business dei servizi (Apple Music, App Store e iCloud) è salito del 18% a quota 8.4 miliardi di dollari, sotto le attese (e in lieve calo rispetto al trimestre precedente). Apple conta 1.3 miliardi di device in uso, in crescita del 30% nell’ultimo biennio. L’azienda di Cupertino ha venduto 5.1 milioni di Mac per 6.9 miliardi di dollari, in declino del 5% anno su anno. L’iPad cresce nei numeri (+1%), ma scende in fatturato (-6%): 13.2 milioni di tablet venduti per 5.9 miliardi di dollari. Vale 5.5 miliardi di dollari di ricavi il business che comprende Apple TV (il set-top-box), delle cuffie wireless AirPods ed Apple Watch (cresce l’interesse per lo smartwatch).

Alphabet, la holding del motore di ricerca Google, ha archiviato il trimestre con una perdita di 3 miliardi di dollari, o 4,35 dollari ad azione, a causa della riforma fiscale statunitense e della multa dell’Antitrust europea. L’utile è pari a 6,8 miliardi di dollari o 9,70 dollari ad azione, sotto ai 9,9 dollari attesi dagli analisti. I ricavi sono saliti del 24% a 32,32 miliardi di dollari, superando il consensus, grazie ai ricavi pubblicitari generati Google. Il titolo di Alphabet cala a causa dell’aumento delle spese per i dispositivi consumer (come i Pixel 2), per l’app di video condivisione YouTube e per il cloud computing. Le spese sono salite del 27% a 24.7 miliardi di dollari. Sundar Pichai, numero uno di Google, ha spiegato che il cloud computing ha generato un miliardo di dollari nel trimestre: Google G Suite, il software workplace, ha raddoppiato i clienti a 4 milioni in due anni.
Alphabet ha superato per la prima voglia la soglia dei cento miliardi di fatturato annuale: ha generato 110.9 miliardi di ricavi annuali, in rialzo del 23%. I profitti calano del 35% a 12.6 miliardi di dollari. Il fatturato Non-advertising di Google sommato coi ricavi di Verily ed altri business di Alphabet sale a 15.5 miliardi di dollai nel 2017: rappresenta il 14% dei ricavi totali contro il 12% precedente.
Facebook e Google, secondo eMarketer, sfiorano il 60% dei ricavi derivanti da mobile advertising.

Amazon ha messo a segno un fatturato di 60.5 miliardi di dollari, in crescita del 38%, mentre gli utili mettevano a segno un nuovo record, salendo a 1.9 miliardi, o 3.75 dollari per azione, in rialzo rispetto a 749 milioni di dollari di un anno fa. I solidi margini impressionano, nonostante i pesanti investimenti dell’azienda per crescere. L’advertising diventa sempre più un business ad elevata crescita. La società guidata dal Ceo Jeff Bezos ha venduto “decine di milioni” di home speaker della gamma Echo con l’assistente vocale Alexa.

Alphabet (Google) sa diversificare. Meglio di Facebook

Alphabet, la capofila di Google, ha archiviato il primo trimestre, registrando profitti in crescita del 29% a quota 5.43 miliardi di dollari. Neanche il boicottaggio di YouTube da parte degli inserzionisti scalfisce il dominio di Google nel digital advertising.

Secondo Pivotal Research, Google e Facebook detengono il 99% della crescita del digital advertising nel 2016: i grandi player diventando sempre più grandi, mentre manca l’acqua a quelli più piccoli. Google dovrebbe salire dal 60.6% al 61.6% nel mercato advertising globale legato al search nel 2017 (fonte: eMarketer).

Alphabet (Google) sa diversificare. Meglio di Facebook
Alphabet (Google) sa diversificare. Meglio di Facebook

Il Ceo del motore di ricerca Sundar Pichai definisce Search, Maps, YouTube e Google Play il “Prime Time del mondo Mobile”. Il fatturato di Google è salito nel trimestre del 22.2% a 24.75 miliardi di dollari: il motore di ricerca si avvia verso i 100 miliardi di ricavi annui. I Paid click sono saliti del 44%.

A trainare i conti di Google è anche il business del cloud. Gli smartphone Pixel e il Play store hanno registrato un forte incremento nel primo trimestre, impennandosi del 49.4% a 3.10 miliardi di dollari.

La voce “Other Revenue” è passata dal 10%al 13% del fatturato di Alphabet: Google sa diversificare. E lo fa meglio di Facebook.

Ma il cloud di Google non ha le dimensioni di Amazon Web Services o di Microsoft Azure: il primo è cresciuto del 43% a 3.66 miliardi di dollari, l’unità di Redmond è salito del 93%. Tuttavia Google sta investendo pesantemente nel settore: Morningstar stima che “other revenue” cresca del 38% a 14 miliardi di dollari nel 2017, anche grazie all’hardware (Amazon Pixel e lo speaker casalingo Home).

Anche se a fare la parte del leone è tuttora la pubblicità (l’advertising ha totalizzato 21.1 miliardi di dollari nel trimestre, in crescita del 18.8%), lo scenario potrebbe presto cambiare.

Il business “Other Bets” (con la self-driving car Waymo, Google Fiber e il termostato intelligente Nest) rimane in rosso (perde 855 milioni di dollari), ma questo è un altro capitolo: Alphabet scommette su “Other Revenue”, per ora. E intanto accende i suoi server a Cuba, diventando la prima internet company straniera a operare nel Paese (dopo l’apertura di Obama), offrendo ai cubani un servizio qualitativamente migliore rispetto ai cavi sottomarini collegati al Venezuela.

Mirella Castigli