La società di analisi Canalys incoronaHuawei, primo vendor del mercato smartphone, dopo l’atteso sorpasso su Samsung (e già da tempo su Apple). Ma è vera gloria o un fuoco di paglia?
Ritorna la guerra fredda. In versione hi-tech, una durissima contrapposizione fra le due potenze mondiali (Usa e Cina), iniziata coi dazi e proseguita ora con le accuse di spionaggio. Fa tenerezza ricordare l’acquisizione di Ibm da parte di Lenovo nel lontano 2004: allora gli americani si irritavano all’idea di veder sventolare la bandiera rossa cinese sul quartier generale di Armonk, oggi Washington alza il tiro ed invia informative a Italia, Germania e Giappone, per mettere gli alleati in guardia dal rischio cyber-spionaggio legato alla diffusione dei dispositivi con marchio Huawei e Zte. Il motivo è semplice: i top manager dei due vendor cinesi del mercato smartphone sarebbero legati al Partito (unico) comunista cinese, dunque nessuno può mettere le mani sul fuoco sulla sicurezza/privacy dei terminali in questione. Ormai è rivalità aperta: gli USA accusano la Cina di spiare gli occidentali attraverso i dispositivi targati Huawei e invitano al boicottaggio, mentre Pechino continua ad aumentare l’export (anche verso gli USA) e macina quote di mercato, attraverso le sue aziende più abili ed aggressive, soprattutto nel mercato Pc e smartphone, dove si fronteggiano i fiori all’occhiello della Silicon Valley.
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