TAVOLA ROTONDA sulla Didattica a Distanza: a che punto è la Formazione Digitale?

Su Scenari Digitali si è svolta la Tavola Rotonda (rigorosamente virtuale) sul tema dell’anno: la Didattica a Distanza (DAD). Obiettivo: fare il punto sulla Scuola Digitale (e sulla formazione a distanza in Università ed Accademie) dopo la brusca irruzione della Didattica a Distanza nel 2020 con l’inizio dell’epidemia da Coronavirus e della quarantena che ha costretto insegnanti e studenti a seguire le lezioni da casa, sia in modalità sincrona (streaming) che in modalità asincrona (le classi virtuali). Abbiamo posto cinque domande a: un docente universitario (che insegna Matematica in diverse Università milanesi, compreso il Politecnico di Milano), due docenti dell’Accademia di Belle Arti (di Bologna e Catanzaro), il tecnologo ricercatore dell’Indire (che coordina il team che si occupa del progetto “Maker@Scuola”) e un formatore (laboratori di pedagogia hacker, corsi sulla privacy, data journalism) esperto di software Open source. Le BIO degli intervistati sono consultabili in fondo al post.

Prima di pubblicare la Tavola Rotonda, Scenari Digitali vuole fare una proposta per risolvere il problema spinoso del rientro a scuola a settembre.

I problemi sono due: le classi-pollaio, in attesa di sfruttare altri spazi, aprendosi anche al territorio (troppi studenti in aula, impossibilitati a rispettare le distanze fisiche e sociali in epoca di pandemia); i mezzi di trasporto, con la capienza ridotta di un quarto.

Non è stata apprezzata né dai docenti né dagli studenti l’idea di alternare l’ingresso delle classi: mezza scolaresca in aula e mezza collegata con la didattica a distanza, con i due gruppi che si alternano nel corso della settimana.

Mio figlio Jacopo Bisenzi, studente del Liceo Scientifico, ha avuto un’idea: gli orari scaglionati, a costo zero per il Ministero dell’Istruzione e senza chiedere eccessivi sacrifici e senza aumentare l’orario complessivo agli insegnanti italiani.

Oggi nella scuola tradizionale, in presenza, quasi 20/30 minuti vengono “persi” nel fare l’appello e nel controllare che tutti abbiano portato i compiti.

Ecco l’uovo di Colombo: eliminare l’appello (inutile, dal momento che gli studenti entrano a scuola col badge e le assenze vengono segnate in automatico sul registro elettronico) e invitare gli studenti a consegnare i compiti su Google Classroom (o programma equivalente) entro le 8.00 del mattino: i professori controlleranno online, successivamente, chi non ha svolto i compiti a casa.

In questa maniera, finché durerà la pandemia, l’ora di lezione potrebbe dimezzarsi. E, quindi, mezza classe potrebbe entrare fra le 8.00 e le 10.30/11.00 (senza intervalli), svolgendo il suo nuovo orario scolastisco al tempo del Covid-19, ma completando le 5 lezioni quotidiane; l’altra metà potrebbe entrare fra le 10.30/11.00 (in modo da non incrociare l’uscita della prima metà degli studenti in uscita, grazie a rigorosi percorsi d’ingresso ed uscita, segnalati da frecce orizzontali), in modo da svolgere lezioni da mezz’ora ciascuna fino alle 14.00.

In questa modalità, con gli orari scaglionati, i ragazzi non intaserebbero i mezzi pubblici nell’ora di punta. I docenti non dovrebbero aumentare il monte ore settimanali, si potrebbe riconoscere ai docenti un premio produttività per il lavoro in modalità DaD.

Agli insegnanti rimane il controllo dei compiti, in modalità a distanza: ma basterebbe verificare che tutti hanno consegnato i compiti assegnati.

In modalità Didattica a distanza potrebbero rimane video-lezioni, correzione dei compiti e test, per verificare che gli studenti stanno seguendo al meglio. Ma i compiti in classe verrebbero svolti in presenza e così le interrogazioni.

TAVOLA ROTONDA virtuale con docenti universitari ed Accademie, esperti e formatori sulla Didattica a Distanza (DAD) per fare il punto sulla scuola digitale
TAVOLA ROTONDA virtuale con docenti universitari ed Accademie, esperti e formatori sulla Didattica a Distanza (DAD) per fare il punto sulla scuola digitale

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Per il digitale ha fatto di più il Coronavirus in due settimane che vent’anni di inutili convegni fra sedicenti maschi Alfa

Il Lazio, il cui Presidente di Regione Nicola Zingaretti è risultato positivo al test del Coronavirus, ha messo sul tavolo 3,5 milioni di euro per la scuola digitale, mentre gli istituti sono chiusi in tutta Italia per contenere la diffusione del contagio, e insegnanti e dirigenti si preparano per fare e-learning, la didattica a distanza di cui si parla da decenni, senza compiere un passo avanti ad ogni back to school, il ritorno sui banchi a settembre. La Vice Ministro all’Istruzione Anna Ascani ha annunciato che i docenti che hanno seguito i Webinar del Miur sono ormai 2mila. Per il digitale, fra scuola e smart working (il lavoro agile in ufficio), ha fatto di più il Coronavirus in due settimane che vent’anni di inutili convegni… fra sedicenti maschi Alfa (sì, perché a questi convegni latitano le donne, anche molto competenti, mentre nei panel proliferano a vario titolo gli uomini).

Per il digitale ha fatto di più il Coronavirus in due settimane che vent'anni di inutili convegni fra sedicenti maschi Alfa
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Scuola e formazione, serve un piano molto ambizioso

L’Italia spende 20 miliardi per anticipare di un anno la pensione a centomila persone, in un Paese che non è per giovani dal momento che il 77,2% della spesa sociale tricolore va agli Over65. Oggi Save The Children rende noto che 1,2 milioni di minori italiani versano in povertà, anche educativa, dal momento che frequentano scuole pericolanti, non hanno libri e fanno poco sport. Numeri che si aggiungono ai dati estivi dell’Invalsi 2019, da cui emergeva un’Italia divisa in due, non solo lungo la solita frattura Nord/Sud, ma anche di famiglie di provenienza, dove i ragazzi con cittadinanza non italiana arrancano: la metà dei maturandi risulta «analfabeta» in matematica e solo uno studente su tre raggiunge il livello B2 in inglese (ma non va tanto meglio nella comprensione di un testo in lingua italiana…). Ma, come dice da tempo Assolombarda, la Filiera del Futuro è incentrata su lavoro, giovani tecnologia, fra l’altro: il capitolo delle competenze (digitali e non) è ineludibile.

Investire nella scuola conviene
Investire nella scuola conviene

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La scuola trasforma la ricchezza in benessere, ma l’Italia è in forte ritardo

L’Italia arranca in tema di istruzione e ciò frena enormente la crescita del Paese. Il ritardo italiano è stato fotografato dall’ultimo rapporto OECD (l’organizzazione nota in Italia come OCSE), intitolato “Education at a glance”, ma in questi giorni èBoston Consulting Group (BCG) a lanciare l’allarme.

Il report annuale dell’OCSE inchioda l’Italia a uno storico divario: solo il 18,7% degli italiani è laureato, contro il 33% degli altri Paesi, l’Italia è fanalino di coda in Europa. Con 27 giovani nella fascia d’età di 25/34 anni su cento in possesso di laurea (erano 19 su 100 nel 2007, dieci anni prima), contro una media OCSE del 44%, l’Italia è penultima, superata in questa poco invidiabile classifica soltanto dal Messico, anche perché lavora la percentuale di laureati tra le più basse al mondo, quota che langue all’81%. Significa che in Italia la laurea offre meno lavoro di un’istruzione tecnica. La discriminante è l’avere almeno un genitore laureato: l’accesso all’Università sembra un fatto ereditario, l’opposto dell’ascensore sociale. Anche la media Ocse di chi studia e si aggiorna anche in età adulta è il doppio di quella italiana (al 25%).

La scuola trasforma la ricchezza in benessere, ma l'Italia è in forte ritardo
La scuola trasforma la ricchezza in benessere, ma l’Italia è in forte ritardo

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Non solo smartphone e digitale. La scuola oltre gli stereotipi: deve recuperare autorevolezza, credibilità, competenze

Lo stato della scuola italiana – una realtà dove convivono centri di eccellenza accanto a periferie desertiche e cimiteri degli elefanti – langue nei numeri dei test Ocse-Pisa. I test fotografano i ritardi dei nostri studenti rispetto ad altri Paesi più evoluti e al contempo sottolineano le diseguaglianze fra gli studenti lungo la Penisola: quelli di Bolzano, Trento e Lombardia, per esempio, segnano punteggi superiori di circa 30 punti rispetto alla media italiana, mentre gli alunni della Campania risultano 30 punti sotto, fatto che li zavorra di un ritardo pari a un intero anno scolastico.

Non solo smartphone e digitale. La scuola oltre gli stereotipi: deve recuperare autorevolezza, credibilità, competenze
Non solo smartphone e digitale. La scuola oltre gli stereotipi: deve recuperare autorevolezza, credibilità, competenze

In questo quadro già desolante, non va sottaciuto il grido di allarme delle associazioni di categoria: l’Osservatorio delle Competenze Digitali, condotto da Aica, Assinform, Assintel e Assinter Italia e promosso da Miur e Agid, nel triennio 2016-2018 stima che si potrebbero creare 85.000 nuovi posti di lavoro che richiedono specializzazione in ICT, ma mancano i professionisti dotati di competenze legate alla Trasformazione Digitale.  Continue reading “Non solo smartphone e digitale. La scuola oltre gli stereotipi: deve recuperare autorevolezza, credibilità, competenze”

A #MicrosoftEDU, presentati Surface Laptop e Windows 10 S

A New York Microsoft presenta Windows 10 S:, finora noto con il nome in codice di Windows 10 Cloud: i dispositivi partono a 189 dollari, con un anno gratuito di Minecraft Education Edition ed Office 365 for education e Microsoft Teams, l’area di lavoro di Office 365 basata su chat “che integra tutte le persone, i contenuti e gli strumenti necessari” per rendere i propri team più aggiornati sui lavori condivisi. Partner di Windows 10 S sono: Acer, Asus, Samsung e Toshiba. La S sta per sportivo, ad alte performance.

Microsoft presenta Windows10S
Microsoft presenta Windows10S

Microsoft Teams per le classi di scuola supporta sondaggi ed altre applicazioni, ma soprattutto permette agli insegnanti di vedere tutti gli studenti della classrooms e fare l’appello. Consente al docente di parlare a 2 studenti e ai loro compagni. L’azienda guidata dal Ceo Satya Nadella ha offerto una demo di editing collaborativo nei documenti Word condivisi.

Surface Laptop
Surface Laptop

In ambito hardware, Microsoft ha svelato Surface Laptop, un notebook da 999 dollari, 1,25 Kg, equipaggiato con Windows 10 S. Dotato di CPU Intel Core i5 di settima generazione, porta USB 3.0 Type-A, è in preordine dal 2 di maggio e in commercio dal 15 di giugno.

Surface Laptop con Windows 10 S
Surface Laptop con Windows 10 S

Qual è l’azienda tecnologica più popolare a scuola? Google, grazie ai poco costosi e performanti (oltreché basati sul cloud) Chromebook. Microsoft è alla rincorsa del settore Education, dove lancia l’iniziativa #MicrosoftEDU: i Surface dovranno sfidare anche Apple iPad, oltre ai più economici Chromebook. Nelle scuole USA, più di metà dei device comprati l’anno scorso erano Chromebook, secondo Futuresource Consulting, in crescita di un terzo rispetto al 2014: Gmail è il servizio con più accessi (forte di 900 milioni di login).

Con #MicrosoftEDU, Microsoft vuole portare il Surface sui banchi di scuola
Con #MicrosoftEDU, Microsoft vuole portare il Surface sui banchi di scuola

Nell’ultima trimestrale, i Surface perdono terreno (sono in calo del 26%), ma il cloud cresce del 50% a quota 15.2 miliardi di dollari, mentre la suite per la produttività Office 365 conta 100 milioni di utenti attivi. Ma se Surface piange, messo sotto pressione dalla concorrenza dei partner (Dell Technologies, Lenovo e Hp), finalmente Windows ride: i ricavi da licenze mettono a segno un incremento del 5%, spintti anche dalla ripresina (+0,6%) del mercato Pc.

In ambito consumer, Windows – la tradizionale gallina dalle uova d’oro dell’azienda di Redmond – scende dell’1%, ma salgono del 10% i ricavi più fruttuosi di Windows per business ed educational. Motivo per cui, Microsoft decide di insistere in questo campo. Con grande anticipo, Microsoft scommette su Windows 10 Cloud per il Back to school. Intanto prepara gli STEM summer camp.

Mirella Castigli