A proposito di Bitcoin. Bolle, allucinazioni collettive e trasformazioni reali

Prima della nazionalizzazione del telegrafo, delle ferrovie e delle Big IT (Apple, Amazon, Facebook, Google e Microsoft), ci sono state le rispettive bolle: la telegraph bubble, la train bubble e chi di voi non si ricorda lo sboom della bolla delle dot-com nel 2000? Oggi le Big IT capitalizzano 3.4 trilioni di dollari. Ci sono allucinazioni collettive che, nella storia delle bolle americane, si sono trasformate in trasformazioni reali di prossima generazione? La risposta è sì, spiega uno splendido articolo di The Atlantic, che ripercorre la storia della valuta nelle due forme in cui la conosciamo: asset fisici come l’oro; e la moneta coniata dagli Stati. Ora arriva la crypto-valuta.

A proposito di Bitcoin. Bolle, allucinazioni collettive e trasformazioni reali
A proposito di Bitcoin. Bolle, allucinazioni collettive e trasformazioni reali

I bitcoin (e le altre monete virtuali, da Zcoin a sono emersi al culmine della crisi del comparto bancario del 2008. Nel 2013 valeva 12 dollari, oggi viaggia intorno a quota 10mila (nonostante abbia perso un quinto del valore in 24 ore).

I motivi del successo delle Monete Virtuali sono da ricercare nella fragilità del sistema bancario e nella scarsa fiducia che le banche (e l’intermediazione bancaria) riscuotono. Non importa sapere se dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto si nasconda Elon Musk (inventore di PayPal, Space X e Tesla), come si è vociferato in questi giorni: non è questo il punto. Le cripto-valute sono una terza categoria: monete digitali che rincorrono una combinazione di teoria dei giochi, economia e crittografia. La blockchain registra e convalida i pagamenti peer-to-peer (P2p) e cancella i doppioni. Inoltre, la blockchain cifra le transazioni, regalando un certo grado di anonimato. La blockchain decentralizza e la scarsità di Bitcoin tiene a bada l’inflazione (anzi, tende a deflazionare).

Il venture capitalist Marc Andreessen ha dichiarato in un’intervista al Washington Post che fra vent’anni parleremo di Bitcoin come oggi parliamo di Internet. Andreessen, co-autore di Mosaic, il primo web browser popolare, e co-fondatore di Netscape è un pioniere delle startup della Silicon Valley che ha la vista lunga.

Gli investimenti in bitcoin si sono triplicati: erano nulli nel 2012, sono saliti a 400 milioni di dollari nel 2014 (dopo che l’Fbi chiuse Silk Road nel 2013), esplosi a quota 600 milioni di dollari nel 2016, ora si sono impennati a 900 milioni di dollari. E il mercato dell’ICO (initial coin offering), un crowd-sourcing di fondi senza vendita di azioni, raccoglie oltre 2 miliardi di dollari. Dopo il caso Silk Road, i bitcoin hanno prima ottenuto la legittimazione da parte di Washington, ma soprattutto hanno catalizzato la curiosità e gli investimenti da parte della Silicon Valley. A novembre, Bloomberg ha riportato che la frase “buy bitcoin” ha superato “buy gold” nelle ricerche online. E vi ricordiamo che anche il Leave superò il Remain prima su Google, poi nelle urne nel referendum sulla Brexit.

Sarà vero che, come afferma Robert J. Shiller, Premio Nobel per l’economia (economista di Yale, esperto di prezzi degli asset), i bitcoin riscuotono le simpatie dei teorici del cospirazionismi e degli investitori anti-establishment: Shiller ha detto che bitcoin è eccitante, veloce, smart, sarebbe “una storia meravigliosa, se solo fosse vera”. Probabilmente ha ragione Aswath Damodaran della New York University che ha definito le cripto-valute “la riserva di cryptocurrency del mondo o la più grande bolla del secolo”. Però, ammette che i bitcoin potrebbero diventare “l’oro dei Millennials”.

Cosa ci deve preoccupare a proposito dei bitcoin, oltre alla estrema volatilità, alla mancanza di tracciabilità e alla possibilità che sia una bolla? La divergenza fra i volumi delle transazioni (cresciute di 32 volte dal 2012) ed il prezzo di mercato (che si è impennato di circa mille volte).

Mentre scrivo, il prezzo dei bitcoin è risalito in 20 minuti oltre la soglia dei 10.500 dollari (aveva sfondato gli 11 mila, per bruciare il quinto del suo valore nelle 24 ore successive, per poi risalire): il motivo risiede nel semaforo verde ottenuto dai regolatori di derivati che hanno permesso a CME Group e CBOE Global Markets di trattare i bitcoin futures.

La blockchain ha il potenziale di divenire un tassello critico delle infrastrutture dell’economia digitale. I bitcoin potrebbero essere la prossima bolla. Ma potrebbe diventare un’illusione in grado di conquistare il mondo, come le tante bolle della storia americane, che poi si sono trasformate in storie popolari.

UPDATE ore 21.00: Il Ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, al TG5 ha avvertito dell’allarme bolla in merito ai Bitcoin: ha detto che è urgente una regolamentazione globale.

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